Gianfranco Domenighetti accademico
Una prova della grande versatilità di Gianfranco Domenighetti è stata senza dubbio la sua capacità di interpretare ruoli professionali diversi e di muoversi dall’uno all’altro ruolo con estrema disinvoltura. Domenighetti ha innegabilmente svolto con intelligenza e dedizione i vari compiti che ha assunto nella propria carriera, ma è stato quello di docente universitario il ruolo di cui andava maggiormente fiero.
Ha dovuto oltrepassare la soglia dei 50 anni per acquisire, nel 1993, il grado accademico di dottore in sociologia presso l’Università di Losanna. In quel momento aveva già pubblicato parecchio e per Domenighetti si sono così spalancate le porte di un mondo che fa della libertà di espressione e dell’indipendenza di pensiero la sua ragione d’essere, ossia due elementi congeniali all’indole di Domenighetti ma non sempre consentiti ad un funzionario dirigente. In qualità di docente e ricercatore, Gianfranco ha senza dubbio potuto pensare, scrivere e insegnare con un’autonomia che non gli sarebbe mai stata concessa se fosse rimasto ‘semplicemente’ un quadro della pubblica amministrazione cantonale.
La sua attività di docente universitario è iniziata quale chargé de cours all’Università di Ginevra nel 1993 e si è consolidata con altre due posizioni stabili (part-time). La prima (in ordine temporale), oltre a quella già menzionata dell’Università di Ginevra, gli è stata offerta dall’Institut d’économie et management de la santé dell’Università di Losanna, diretto dal Prof. Alberto Holly, presso il quale Domenighetti ha assunto dal 1997 al 2011 il ruolo di visiting professor e con il suo corso “Economie et politiques de la santé” ha contribuito a formare un’intera generazione di dirigenti della sanità elvetica (in primis romandi e italofoni). La seconda opportunità gli si presentò nel 2000, quando la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università della Svizzera italiana lo nominò professore titolare. Fino al 2012 Domenighetti è così rimasto affiliato all’Istituto di comunicazione istituzionale diretto da Edo Poglia. A scienze della comunicazione egli ha insegnato in particolare il corso intitolato “Istituzioni della politica sanitaria”, mentre nella facoltà di economia ha contribuito con la sua verve all’affermazione e allo sviluppo del Master in economia e gestione sanitaria e sociosanitaria, tenendo ogni due anni un corso davvero memorabile su “Medicalizzazione della società e sostenibilità dei sistemi socio-sanitari”. Innumerevoli le lezioni invitate ed i seminari tenuti presso atenei italiani ed europei a partire dalla seconda metà degli anni 90, attività per lui molto gratificanti e che si sono bruscamente interrotte solo in seguito alla crescente stanchezza causata dal peggioramento delle sue condizioni di salute.
Uno dei grandi meriti di Gianfranco è stata la capacità di creare network e di collaborare con colleghi che, disponendo di competenze tecniche e metodologiche superiori alle sue, potevano aiutarlo a trasformare le sue idee innovative e le sue geniali intuizioni in pubblicazioni scientifiche rigorose. Ha pubblicato e svolto progetti di ricerca insieme ai massimi epidemiologi italiani (citiamo in particolare Alessandro Liberati, Roberto Grilli e Paolo Vineis) e si è interfacciato con quasi tutti i tenori di quella disciplina che in Svizzera negli anni Novanta veniva ancora chiamata “Medicina sociale e preventiva” (denominazione nel frattempo rimpiazzata dal termine inglese “Public Health”). Ha pubblicato con Felix Gutzwiller (Università di Zurigo), Fred Paccaud (Università di Losanna), Matthias Egger (Università di Berna) e Thomas Pernegger (Università di Ginevra). Allo stesso modo ha saputo collaborare anche con i due principali economisti sanitari svizzeri degli anni 90: Peter Zweifel e Alberto Holly. Il suo rapporto con l’economia sanitaria è stato a dire il vero ambivalente. Se da un lato i suoi studi pionieristici sulle asimmetrie informative, sulla domanda indotta dall’offerta e sull’analisi della variazione spaziale nelle pratiche cliniche (small-area variation) hanno senza dubbio lasciato una traccia molto significativa in questa disciplina, dall’altra Domenighetti ha anche saputo prendere le distanze da questo settore disciplinare non appena l’eccesso di una sofisticazione metodologica fine a se stessa e la sudditanza rispetto al riduzionismo della modellizzazione microeconomica mainstream significava di fatto allontanarsi pericolosamente dalla realtà.
Per una persona che ha lavorato solo part-time nel mondo accademico, la sua produzione scientifica è stata notevole ed è suffragata anche da quegli indicatori bibliometrici che Gianfranco criticava ma che allo stesso tempo andava lui stesso a verificare, traendone motivo d’orgoglio (ha infatti raggiunto un invidiabile H-Index pari a 17). Gli ambiti tematici di cui Domenighetti si è occupato in modo articolato ed esteso sono fondamentalmente quattro: (1) il mercato della salute, (2) le determinanti sociali, la prevenzione e la promozione della salute, (3) i sistemi sanitari nei paesi industrializzati (con attenzione particolare alle dimensioni di performance, equità, sostenibilità ed ai conflitti di interesse) e (4) la politica sanitaria.
I suoi contributi originali più importanti (in termini di impatto scientifico) sono stati a mio giudizio lo studio pubblicato nel 2003 con Matthias Egger sui benefici percepiti degli screening mammografici (International Journal of Epidemiology), il paper econometrico del 1998 con Alberto Holly sull’utilizzo di cure sanitarie e sul ruolo dell’assicurazione malattia (European Economic Review), il lavoro sulle isterectomie ed il consumo di altri interventi chirurgici non essenziali da parte di famigliari di medici, avvocati, ed altri professionisti, pubblicato nel 1993 con Felix Gutzwiller e Sebastiano Martinoli quali principali co-autori (International Journal of Technology Assessment) ed il paper pubblicato nel 1991 sull’uso di sonniferi e tranquillanti da parte dei medici rispetto alla popolazione generale (Social Science and Medicine).
Il merito scientifico di cui Gianfranco andava maggiormente fiero era però un altro: quello di aver potuto legare il proprio nome alle quattro principali riviste di medicina: New England Journal of Medicine, British Medical Journal, Lancet e JAMA e questo a dispetto del fatto che, come onestamente lui stesso non mancava di sottolineare, si fosse trattato per lo più di semplici “scientific letters”. Oltre al merito scientifico va sicuramente riconosciuto a Domenighetti di aver saputo conciliare pubblicazioni accademiche con una divulgazione dei sui principali messaggi all’interno della popolazione ticinese (e svizzera), creando quel “sano sospetto” sull’applicazione di teorie economiche classiche all’interno del mercato della salute e sull’infallibilità ed esattezza della scienza medica.
Luca Crivelli
Direttore del Dipartimento economia aziendale, sanità e sociale della SUPSI e vicedirettore della Swiss School of Public Health.